Isole Canarie

Canarie il parlamento cerca esperti per riformare lo statuto e inserire La Graciosa nello stemma

A Santa Cruz de Tenerife, il Parlamento delle Canarie si muove per aggiornare lo stemma ufficiale della Comunità Autonoma delle Canarie e dare spazio a La Graciosa come ottava isola. CC, PP e PSOE convergono su una riforma statutaria limitata al simbolo, con consulenza di esperti di araldica per definire la soluzione grafica più corretta. In gioco c’è l’adeguamento allo Statuto di Autonomia del 2018 e l’equilibrio tra tempi parlamentari e rigore araldico.

Canarie il parlamento cerca esperti per riformare lo statuto e inserire La Graciosa nello stemma

Quattro “isole d’argento” a sinistra e altre quattro a destra dello scudo, a simboleggiare, “ben ordinate”, le due province canarie? Otto “peñas” in cerchio al centro di un “campo d’azzurro” per mostrare che tutte hanno la stessa importanza e nessuna prevale? Un’isola più piccola accostata a un’altra per rappresentare che La Graciosa è “aggregata amministrativamente” a Lanzarote?

Roadmap politica e tecnica

Le regole dell’araldica sono complesse quanto il cerimoniale. Per questo CC, PP e PSOE concordano nel chiedere il parere di più specialisti per capire come integrare l’ottava isola nell’emblema della Comunità Autonoma delle Canarie, come prevede l’articolo 4.1 dello Statuto di Autonomia del 2018. Ottenuto quel parere, le tre principali forze intendono promuovere, come propone il portavoce socialista Sebastián Franquis, una riforma “chirurgica” e puntuale, circoscritta allo stemma e senza “aprire il melone” ad altri cambiamenti di maggiore portata.

L’esigenza di limitare l’intervento deriva anche dal complesso iter fissato dall’articolo 200 dello Statuto. La procedura si avvia con una proposta del Governo o del Parlamento che, se approvata, passa al Congresso —con la creazione di una Commissione costituzionale paritaria tra Camere nazionale e autonoma per concordare il testo— e al Senato, che deve nominare una ponenza e una delegazione del Parlamento. In caso di accordo, la modifica si approverà con una legge organica.

Divergenze

Dal Governo delle Canarie si assicura che non ci saranno obiezioni se il Parlamento, sede del potere legislativo, promuoverà la necessaria modifica per ridisegnare lo stemma. Non sarà però l’Esecutivo a guidare l’iniziativa, nonostante la richiesta dell’impresa Cumbre 8 Islas, che ha innescato questo dibattito e chiede che sia il gabinetto a “promuovere” il cambiamento araldico.

L’intesa abbozzata tra i tre grandi gruppi —che sommano 57 dei 70 deputati, oltre i tre quinti richiesti per una riforma statutaria— non è condivisa, al momento, né da Raúl Acosta (AHI) né da NC-Bc. Per il deputato herreño, pur precisando che è “un’opinione personale che non è stata ancora discussa nel mio partito, credo che se si riforma lo Statuto bisognerebbe approfittarne per chiarire alcune questioni di competenze che stanno creando problemi, come la Ley de Costas”.

Su una linea simile, il portavoce e leader dei canaristi, Luis Campos, afferma: “non si può obbligarci a rinunciare al diritto che abbiamo di proporre che, se si modifica lo Statuto, possiamo avanzare nel proporre miglioramenti per l’autogoverno e la qualità democratica”. E aggiunge una cauta apertura: “Prenderemo la decisione quando sarà il momento, ma a priori non ci si può limitare la possibilità”.

Un errore lungo sette anni

“Lo Statuto ha appena sette anni e non necessita di essere modificato in profondità, oltre a rendere evidente ciò che indica la nostra stessa Carta Magna, e cioè che siamo otto isole. Magari ce ne fossimo accorti tutti nel 2018 di quell’errore commesso nel rappresentarne solo sette nello stemma ufficiale”, dichiara Luz Reverón (PP). Ma per i conservatori la linea si ferma qui: “quello che non si può fare è avviare un processo complicato per introdurre nuove questioni che vadano oltre”.

La necessità di consultare gli esperti di araldica è anche alla base del perimetro della riforma, limitata all’articolo 7.2 dello Statuto. Come argomenta il portavoce di CC, José Miguel Barragán, “non è la stessa cosa togliere un elemento, come il collare ai cani, che includerne uno nuovo e, quando si procederà a redigere il testo, dovrà essere perfettamente definito come deve essere l’emblema affinché l’iter sia fluido e rapido”.

Definizione puntuale

Nel testo vigente, l’emblema araldico della Comunità Autonoma è descritto con precisione: “Le Canarie hanno uno stemma proprio, la cui descrizione è la seguente: in campo d’azzurro porta sette isole d’argento ben ordinate due, due, due e una, quest’ultima in punta. Come timbro una corona reale chiusa, sormontata da un nastro d’argento con il motto Oceano di nero e come supporti due cani al naturale”.

“Questo grado di definizione è quello che deve avere il nuovo stemma perché la modifica possa essere rapida e non si inceppi nelle Cortes”, insiste Barragán.

Modifica lampo dell’inno

La Graciosa entrerà nell’inno ufficiale della Comunità Autonoma prima che nello stemma ufficiale. Sei dei sette gruppi parlamentari sottoscrivono la proposta di legge elaborata da CC per —con il benestare del compositore Benito Cabrera— modificare il testo e sostituire le “siete peñas” del terzo verso con “ocho peñas”.

Questa iniziativa interviene solo sulla legge del 2003 e ha un iter più veloce rispetto a quello per “riformare lo Statuto per ridisegnare lo stemma ufficiale”, per cui è prevedibile che entro fine anno o nei primi mesi del 2026 l’ottava isola statutaria sia già inclusa nell’inno. L’obiettivo dichiarato è favorire “la coerenza” tra Statuto ed emblemi istituzionali, “riconoscendo La Graciosa nell’immaginario collettivo che l’inno proietta”.

In sintesi, il Parlamento delle Canarie punta a un intervento mirato sullo stemma ufficiale, con il supporto di esperti di araldica e una riforma circoscritta dello Statuto di Autonomia, mentre l’aggiornamento dell’inno procede con tempi più rapidi per allineare i simboli all’esistenza dell’ottava isola, La Graciosa.