La crisi ambientale che coinvolge Aquanaria scuote Gran Canaria, con Telde al centro delle proteste e 17 spiagge chiuse lungo la costa. Mille persone hanno marciato tra Melenara e Salinetas denunciando i danni e chiedendo risposte immediate. Nel mirino la gestione dell’azienda, di proprietà del fondo MCH, accusata di non aver affrontato adeguatamente l’emergenza legata agli allevamenti marini.

Proprietà e assenza di MCH
Il fondo di investimento MCH, proprietario di Aquanaria, non si è presentato pubblicamente durante la crisi. L’azienda del settore ittico è rappresentata nelle isole da un dipendente con funzioni di gerente, ma né l’amministratore delegato di MCH, Jaime Hernández Soto, né la responsabile ambientale del fondo, Celia Andreu, hanno dato risposte in presenza a Gran Canaria. Intanto, si sostiene che il silenzio di alcuni media cartacei di Las Palmas sia influenzato dalla pubblicità legata a contenuti gastronomici che utilizzano le spigole allevate a Telde e nel sud dell’isola.
Spiagge chiuse e proteste a Telde
Con 17 arenili interdetti alla balneazione, la mobilitazione è cresciuta a Telde. Domenica circa 1.000 persone hanno sfilato dal molo di Melenara fino a Salinetas, denunciando la “desidia” e la “mancanza di rispetto” attribuite alla Penisola, definita “godos” negli slogan, e alle sue imprese. Per i partecipanti, non si tratta solo di un’emergenza ambientale, ma di una questione di sovranità e di rispetto del territorio insulare.
Accuse verso le gabbie di acquacoltura
Collettivi di residenti ed ecologisti puntano il dito contro le gabbie di acquacoltura di Aquanaria, situate al largo di Tufia e Salinetas. Secondo le loro denunce, lo sversamento massiccio di materia organica in decomposizione sarebbe legato alla moria di migliaia di spigole. Durante la marcia si sono uditi cori come “Questo puzza, il popolo protesta” e “Prima la nostra salute, via gli allevamenti”, a testimonianza di un malcontento radicato e diffuso.
Critiche alla gestione e al coordinamento istituzionale
Una portavoce dei promotori ha affermato: “Ci sono tonnellate di spigole che galleggiano ancora in mare” e “non c’era un piano di contingenza in caso di moria massiva da parte dell’azienda”. Una criticità che, sostengono, sarebbe “visibile perfino dagli aerei che sorvolano la zona”. Le lamentele non riguardano solo la società: “È da un mese e mezzo che subiamo la descoordinazione delle amministrazioni”, ha aggiunto, richiamando il Piano territoriale di emergenza di protezione civile della Comunità autonoma delle Canarie, percepito come disperso nel “caos”.
Indagini della procura e percezione pubblica
La Procura per l’Ambiente di Las Palmas ha aperto un fascicolo d’indagine il 17 ottobre. Per una parte della cittadinanza, la risposta istituzionale sarebbe tardiva e insufficiente; cresce così la pressione pubblica perché si faccia piena luce sulle responsabilità e sulla gestione della crisi ambientale che ha colpito Gran Canaria.
Salute pubblica e richieste urgenti
I manifestanti segnalano casi di otite, congiuntivite, diarrea e dermatiti, collegati a “materia organica in decomposizione che sta rappresentando una minaccia per la salute umana”. Le richieste sono puntuali: installazione “immediata” di barriere anticontaminazione, skimmer ed elementi assorbenti attorno alle gabbie di Aquanaria, per contenere e rimuovere i residui galleggianti e mitigare l’impatto sulla costa di Telde.
Tra responsabilità contestate, indagini in corso e un fronte sociale mobilitato, il caso Aquanaria resta aperto: 17 spiagge chiuse, proteste a Melenara e Salinetas, e l’attesa di interventi efficaci che tutelino ambiente, salute e l’economia costiera di Gran Canaria.




