La gestione della pandemia ha messo in luce diverse criticità e decisioni discutibili, soprattutto in relazione agli appalti pubblici. Recentemente, la commissione parlamentare che indaga sul caso delle mascherine ha ascoltato il contributo di José Sánchez Román, ex interventore delegato del Servizio Canario di Salute dal 2020 al 2021. Durante la sua audizione, ha messo in evidenza gravi irregolarità nella gestione dei contratti stipulati, sollevando interrogativi sulle pratiche adottate durante l’emergenza sanitaria.
Il contratto con RR7 e la sua controversia
Il contratto in questione è stato stipulato con RR7, un’azienda specializzata nella compravendita di automobili, che ha ricevuto un anticipo di ben 2 milioni di euro per un ordine di un milione di mascherine. Tuttavia, l’azienda non ha mai effettuato la consegna del materiale. Invece di risolvere il contratto dopo il primo inadempimento, il SCS ha deciso di concedere un secondo anticipo, portando il totale a 4 milioni di euro senza chiedere ulteriori garanzie. Questa scelta ha sollevato numerosi interrogativi sul livello di controllo e responsabilità esercitato dagli enti pubblici durante la crisi sanitaria.
Sánchez Román ha dichiarato con forza che “il contratto con RR7 avrebbe dovuto essere risolto al primo inadempimento”. Le sue parole evidenziano un evidente fallimento nella supervisione delle procedure che avrebbero dovuto garantire una corretta gestione degli appalti pubblici, specialmente in un momento di emergenza come quello vissuto durante la pandemia.
La mancanza di garanzie e il ruolo della normativa
Un aspetto critico emerso dall’audizione è la mancanza di accreditamento della solvibilità di RR7. Secondo il paragrafo 120 della Legge sui Contratti del Settore Pubblico, applicabile in situazioni eccezionali, l’organo di contrattazione dovrebbe fornire giustificazioni chiare per le scelte fatte. Tuttavia, Sánchez Román ha sottolineato che ciò non è avvenuto, ritenendo che la modalità con la quale è stata interpretata la legge in questo contesto ha aperto la strada a pratiche discutibili e poco chiare nella contrattazione pubblica.
Sánchez Román ha anche fatto notare che, sebbene la normativa consenta una certa flessibilità in caso di emergenze, ciò non dovrebbe mai essere fatto a scapito della rigidità e del rigore richiesti nella gestione di contratti di tale entità. Questa osservazione mette in evidenza l’importanza di mantenere standard elevati, anche in situazioni di grave crisi.
L’esigenza di maggiore controllo e trasparenza
L’ex interventore ha espresso la necessità di un controllo più severo sugli appalti pubblici, qualora questi coinvolgano somme ingenti come nel caso specifico. Ha riconosciuto che nel settore vi sono dibattiti sulla corretta applicazione della normativa, in particolare sull’articolo 120, ma ha insistito sul fatto che dovrebbero essere previsti meccanismi di accountability più rigorosi.
In un precedente rapporto di intervento, era già stata segnalata la mancanza di accreditamento professionale del fornitore, ma, nonostante questa criticità, la decisione di concedere un secondo anticipo è stata presa senza adeguate garanzie. Questa situazione ha generato un clima di confusione e una necessaria richiesta di maggiore chiarezza su come devono essere condotti gli appalti pubblici in circostanze straordinarie, suggerendo la necessità di rivedere le procedure attuali.
Le rivelazioni di José Sánchez Román davanti alla commissione parlamentare non solo mettono in discussione le pratiche adottate nel caso delle mascherine, ma evidenziano anche una crisi più ampia di trasparenza e responsabilità all’interno delle istituzioni pubbliche.