Isole Canarie

Exonero per agente di polizia: chiuso un lungo calvario giudiziario di oltre sei anni

Un agente di polizia delle Isole Canarie, sospeso per sei anni e accusato di narcotraffico, è stato scagionato da ogni accusa e riabilitato dopo un lungo processo giudiziario.

Un caso complesso che ha tenuto banco nelle cronache delle Isole Canarie è giunto a una risoluzione. L’agente della Polizia Nazionale, sospeso per sei lunghi anni, è stato finalmente scagionato da ogni accusa che lo vedeva coinvolto in un’organizzazione criminale. Dopo un anno di detenzione e un lungo periodo di incertezze, sia la giustizia che la Direzione Generale della Polizia hanno archiviato i procedimenti contro di lui, riconoscendo la sua innocenza. La vicenda ha suscitato interesse e preoccupazione, ponendo in evidenza le dinamiche della giustizia e il sistema disciplinare interno delle forze di polizia.

Exonero per agente di polizia: chiuso un lungo calvario giudiziario di oltre sei anni

I fatti che hanno portato all’arresto dell’agente

Il 4 maggio 2018 segna l’inizio di un incubo per l’agente di polizia, arrestato dalla Unità di Affari Interni. Le accuse formulate nei suoi confronti erano gravi e prevedevano il coinvolgimento in un’organizzazione di narcotraffico, con reati che includevano traffico di droghe, corruzione, omissione dell’obbligo di perseguire reati e rivelazione di segreti d’ufficio. Le indagini avrebbero rivelato che l’agente, secondo la versione degli inquirenti, avrebbe fornito informazioni riservate e assistenza ai membri dell’organizzazione criminale, ricevendo in cambio compensi sia economici che materiali.

A causa di queste accuse, l’agente è stato posto in custodia cautelare, rimanendo per oltre un anno dietro le sbarre. Contestualmente, la Direzione Generale della Polizia ha avviato un procedimento disciplinare per presunta violazione dei doveri d’ufficio, che ha portato alla sua sospensione. Da quel momento, l’agente si è trovato in una situazione di precarietà per un periodo che ha superato i 2.175 giorni, un tempo che ha compresso non solo la sua vita professionale ma anche quella personale.

L’intensificazione delle indagini e il susseguirsi di rinvii hanno reso il processo lungo e complesso. Solo nel giugno del 2023, il Giudice di Istruzione ha disposto la sospensione delle accuse legate alla corruzione, risultate prive di prove concrete. Questo è stato solo un primo passo verso la piena assoluzione.

L’assoluzione e l’archiviazione del procedimento disciplinare

Nel febbraio 2024, la situazione giudiziaria dell’agente ha visto un cambiamento significativo, con il giudice che ha disposto l’archiviazione definitiva delle accuse di rivelazione di segreti e di ogni altro comportamento delittuoso. Questo verdetto ha di fatto sollevato l’agente da ogni responsabilità penale, affermando che non esistevano prove sufficienti contro di lui.

Tuttavia, nonostante l’assoluzione penale, la Direzione Generale della Polizia ha deciso di mantenere aperto il procedimento disciplinare, basando la sua posizione sugli stessi fatti già esclusi in sede penale. L’avvocato dell’agente, Miguel Ángel Pérez Diepa, si è fatto portavoce delle istanze difensive, sollecitando la chiusura del procedimento disciplinare e invocando il principio di “non bis in idem”, che impedisce di giudicare due volte per la stessa condotta. La tesi sostenuta dall’avvocato mirava a evidenziare come le decisioni della giustizia coinvolgessero inevitabilmente anche l’amministrazione, imponendo il rispetto dei diritti dell’agente.

Finalmente, il 29 ottobre 2024, la Direzione ha accettato di archiviare il procedimento disciplinare, riconoscendo l’assenza di responsabilità del poliziotto e ripristinando a lui tutti i diritti e le prerogative di un funzionario.

Le conseguenze economiche e personali della sospensione

L’arresto e la successiva sospensione dall’attività lavorativa hanno avuto ricadute pesanti non solo sulla carriera professionale dell’agente, ma anche sulla sua vita personale ed economica. Al momento del suo arresto, l’agente aveva solo poco più di 200 euro nel conto corrente e una somma di 1.200 euro in contanti, destinata a un regalo di nozze per la sorella, che sarebbe dovuto andare al matrimonio in programma due mesi dopo. Quell’evento, tuttavia, non sarà mai celebrato, a causa delle difficoltà cui è andato incontro.

Dopo la sospensione, la sua vita è cambiata drasticamente, costringendolo a vivere con soli 850 euro al mese. Questo misero stipendio non era sufficiente a coprire nemmeno le spese più basilari, costringendolo a sacrifici enormi, come l’affitto della sua casa e l’uso di risparmi accumulati da familiari e amici. L’aiuto da parte della famiglia è stato cruciale per la sua sopravvivenza durante questi anni, specialmente da parte della sorella, che lo ha sostenuto economicamente, e da un amico che ha garantito i fondi della sua cauzione per la scarcerazione.

La lunga attesa per il ristabilimento della sua innocenza e il riconoscimento dei suoi diritti hanno finalmente chiuso un capitolo doloroso della sua vita, ripristinando in parte la dignità che gli era stata negata negli anni precedenti.