Nelle Canarie, e in particolare a Fuerteventura, la ganga ortega (Pterocles orientalis) è passata dall’essere un uccello comune dei litorali aridi a una specie minacciata che concentra qui un terzo della popolazione nidificante in Spagna. La progressiva siccità, la perdita di habitat e le pressioni umane stanno riducendo il numero di esemplari, rendendo urgente la tutela di questo uccello steppico tipico di deserti e pianure.

Dal significato di ganga all’uccello di Fuerteventura
Pochi sanno che il termine “ganga” come sinonimo di affare deriva anche da un uccello che, in tutto l’Arcipelago, vive soltanto a Fuerteventura: la ganga ortega, la Pterocles orientalis. Secoli fa, la sua carne, dura e scarsa ma nutriente, aveva un prezzo inferiore a quello di pollo e colomba nei mercati locali; col tempo, quel valore reale divenne metafora economica.
Oggi il senso si è ribaltato. La ganga, simbolo dei paesaggi aridi majoreri, non è più una “bocconata” a buon mercato, ma una rarità del patrimonio naturale. Una terza parte degli individui che nidificano in Spagna si concentra a Fuerteventura, ma la siccità estrema, la distruzione dei siti di riproduzione, il disturbo, l’impatto delle linee elettriche, l’abbandono delle colture a secco, la scarsità di abbeveratoi, il turismo non regolato e l’eccesso di gatti inselvatichiti spiegano il crollo della popolazione insulare.
Storia e testimonianze
Nelle isole è conosciuta semplicemente come ganga. Ha dimensioni simili a una pernice, piumaggio terroso mimetico e, per chi non la cerca, passa inosservata. In Spagna vivono due specie affini, la ganga iberica (Pterocles alchata) e la ganga ortega (Pterocles orientalis); soltanto quest’ultima nidifica nelle Canarie. Condivide origine africana e abitudini steppiche con la specie peninsulare, ma si distingue per il richiamo: non un “gangueo”, bensì un gorgheggio simile a gargarismi che i contadini di un tempo chiamavano “churra” o “chorla”. Un suono ormai raro nei cieli di Fuerteventura.
I cronisti canari già la citavano tra gli uccelli più comuni dell’isola. Dámaso de Quesada y Chaves annotava verso il 1770 che qui si cacciavano “otarde, ganghe, fagiani e altri uccelli che passano dall’Africa”. Il 15 ottobre 1775, il Cabildo di Fuerteventura fissò i prezzi: “una gallina costava tre reali di vellón, una coppia di colombe sei quarti e una coppia di ganghe, otto quarti”. La differenza rivela il suo modesto prestigio gastronomico.
Un secolo più tardi, Viera y Clavijo la descrisse nel suo Dizionario di storia naturale delle Isole Canarie (1866) come “uccello del genere delle gallinelle e della taglia di una pernice che si riproduce nell’isola di Fuerteventura”. Nel 1863 il barone Karl von Fritsch, nei dintorni di Antigua, osservò “la parte più animata e viva dell’Isola”, dove il volo di specie rare altrove, come la ganga ortega o il corridore sahariano (Cursorius cursor), accentuava un’atmosfera desertica che lo riportava mentalmente al vicino Sahara.
Non mancano i ricordi popolari. Il filologo Manuel Alvar raccolse a Morro Jable che i residenti “mi dissero che è come la colomba ed è buona da mangiare”. E il majorero Andrés Rodríguez Berriel rammentava: “Andavamo al mare del nord, dove cacciavamo ganghe che arrivavano ai barranchi in cerca d’acqua”.
L’ultimo rifugio
Quel paesaggio quasi sahariano che colpì Von Fritsch resta oggi il principale rifugio della ganga ortega nell’Arcipelago e, ormai, uno dei più importanti di tutta la Spagna. Secondo stime recenti del Ministero per la Transizione Ecologica e SEO/BirdLife, nel 2019 in Spagna c’erano circa 7.000 ganghe orteghe, di cui intorno a 2.200 a Fuerteventura, cioè un terzo. Nel 2005 se ne contavano 10.500: una flessione di quasi un terzo in quindici anni. Nella Penisola il calo è stato ancora più marcato, 43 per cento.
Alle Canarie, le stime hanno oscillato a seconda dei censimenti: 2.250 individui nel 2005, 2.906 nel 2005-2006, 1.505 nel 2012 e 2.205 nel 2019. Le differenze risentono sia dei metodi di campionamento sia della variabilità climatica: negli anni piovosi c’è più cibo e la riproduzione riesce meglio, in quelli secchi la popolazione crolla.
Gli studiosi concordano che Fuerteventura ospita la massima densità nazionale, con una media di 1,95 individui per chilometro quadrato, e concentra il 32 per cento degli effettivi. L’areale resta abbastanza stabile ma confinato all’isola, poiché la specie non nidifica altrove nell’Arcipelago.
O forse, non nidificava. A Lanzarote, dove l’assenza di fiumi e sorgenti naturali rende decisivi abbeveratoi accessibili e liberi da ostacoli vicino ai siti di nidificazione, negli ultimi anni sono aumentate le osservazioni, inclusi giovani dell’anno: segnali che fanno pensare a colonizzazioni episodiche. Siccità prolungata, cambiamento climatico e spostamenti da Fuerteventura potrebbero spiegare movimenti così atipici quanto promettenti.
“Le stime più recenti calcolano che a Fuerteventura esistono circa 2.200 esemplari”.
Adattamenti e bisogno d’acqua
La ganga ortega è un modello di adattamento agli ambienti aridi. Più facile da udire che da vedere, porta colori ocra, grigi e crema, con inconfondibile ventre nero e un collare sul petto che la rendono invisibile sui lappi pietrosi. In volo, però, rivela una figura compatta e aerodinamica. Copre fino a 50 chilometri al giorno a 60-65 km/h per raggiungere acqua e cibo, spostandosi soprattutto all’alba e al tramonto. Le zampe, corte e robuste, la aiutano a camminare su terreni duri e a scovare tra le pietre i semi di cui si nutre.
Il comportamento riproduttivo riserva una curiosità: i maschi trasportano acqua per i pulcini impregnando le piume del ventre nelle pozze. Muovono le piume ventrali, dotate di barbigli e barbule modificati che favoriscono la capillarità, così da trattenere il liquido durante il volo. Tornati al nido, i piccoli bevono passando il becco tra le piume bagnate del padre, assorbendo l’acqua necessaria a reggere temperature elevate e aridità. È come se allattassero, ma d’acqua.
Minacce crescenti
Questa specializzazione rende la specie vulnerabile a qualsiasi squilibrio. Le ganghe hanno bisogno di ampie distese aperte, vegetazione bassa e pochissimo disturbo, condizioni sempre più rare sui pianori majoreri. Cresce il numero di visitatori che abbandonano i percorsi e camminano sui lappi, ignari del disturbo arrecato alla fauna autoctona; senza contare i cani lasciati liberi sui pianori, che inseguono queste e altre specie minacciate.
La fine del pascolo tradizionale, l’abbandono delle colture a secco e l’espansione di infrastrutture turistiche ed energetiche hanno ulteriormente frammentato un habitat già ridotto. Piste e strade, insieme ai gatti inselvatichiti, aumentano la pressione sulle aree di nidificazione. Moto e fuoristrada che attraversano i piani tutto l’anno rappresentano una minaccia diretta per i nidi, mimetici e posti al suolo, della ganga e di altre specie figlie del deserto, come otarde, occhioni e corridori sahariani.
Esemplari in volo.
Conservazione e gestione
Il biologo Eduardo de Juana, tra i massimi esperti di uccelli steppici in Spagna, riassume con una frase: “Quanto poche ne restano!”. Gli ultimi censimenti individuano poche centinaia di coppie riproduttive. Il successo di nidificazione è basso, le covate ridotte e la sopravvivenza giovanile limitata. A ciò si somma la cronica scarsità di punti d’acqua: a Fuerteventura, quei pochi barranchi umidi sono vitali, ma diminuiscono e spesso presentano acque più salate o contaminate da scarichi urbani.
Paradossalmente, nuove fonti artificiali, come vasche d’irrigazione, laghetti ornamentali o campi da golf, potrebbero favorire il ritorno di piccoli gruppi a Lanzarote. Le prime osservazioni di giovani nel 2017 alimentano la speranza di una ricolonizzazione incipiente, sebbene non ancora stabile e confermata.
“Il declino della ganga simboleggia le sfide della conservazione della fauna steppica”.
La ganga ortega è classificata “in pericolo” nel Libro rosso degli uccelli di Spagna (2021) e “vulnerabile” nel Catalogo canario delle specie protette. È tutelata dalla Direttiva Uccelli dell’Unione europea, dalla Convenzione di Berna e dalla normativa spagnola, che ne vietano la caccia e impongono la protezione degli habitat. Tuttavia, secondo gli esperti, le misure attuali non bastano. Le campagne di semina di cereali nelle gavias promosse ogni anno dal Cabildo di Fuerteventura possono migliorare la disponibilità alimentare, ma non esistono studi che ne dimostrino con certezza l’efficacia.
Alcuni specialisti osservano che il Cabildo destina circa 6,5 tonnellate di cereali, soprattutto frumento, a sostegno delle specie cacciabili e delle steppiche dell’isola, senza dati su quanta semente germini, quanto venga effettivamente utilizzata dalla fauna locale e in che misura incida sulla sopravvivenza. Suggeriscono anche test con altre granaglie e leguminose, come lenticchie o piselli, dal maggiore potenziale nutritivo. La carenza di risorse, la frammentazione amministrativa e la pressione turistica frenano però progressi continui. Neppure le aree protette, per quanto estese, garantiscono da sole la tranquillità necessaria alla riproduzione.
Un patrimonio da tutelare
Il declino della ganga ortega riassume le difficoltà della conservazione della fauna steppica nelle Canarie. Si tratta di ecosistemi spesso sottovalutati, privi della spettacolarità delle laurisilve o dell’appeal delle spiagge, ma i lappi di Fuerteventura e Lanzarote ospitano una biodiversità unica, adattata a condizioni estreme e parte integrante dell’identità canaria, un vero “paesaggio con ali”. In una terra dove “ganga” è diventato sinonimo di affare, la vera ganga è assicurare un futuro a questa meraviglia alata, preservando habitat, tranquillità e risorse idriche di cui la specie ha vitale bisogno.




