Martedì, nella prima udienza del processo contro due dei quattro presunti responsabili di un cayuco verso Tenerife giunto a settembre 2024, la Procura ha sostenuto che, oltre al migrante morto dopo lo sbarco, un altro uomo sarebbe deceduto durante la traversata dopo essersi gettato in mare. Il caso riaccende i riflettori sulla rotta canaria e sulle condizioni dei migranti a Tenerife.
Processo e rinvio della vista
Dopo aver ascoltato buona parte delle prove, il dibattimento è stato sospeso su richiesta della Procura fino al 4 novembre, a causa dell’assenza di una delle agenti di polizia convocate. In quella data sono previste nuove testimonianze, l’intervento di una perita e le dichiarazioni degli imputati, uno dei quali si trova in custodia cautelare, con la definizione delle conclusioni definitive.
Gli altri due indagati, ritenuti anch’essi responsabili del viaggio, si trovano nella Penisola e si prevede che vengano giudicati prossimamente in udienze separate.
La traversata da Nouakchott e l’arrivo a sud di Tenerife
L’imbarcazione era partita da Nouakchott (Mauritania) con 48 persone a bordo per una rotta che è durata nove giorni, fino al raggiungimento della costa meridionale di Tenerife. Fino ad ora si aveva certezza della morte di un solo occupante, deceduto in ospedale dopo il trasferimento per cure mediche.
Altri tre migranti hanno riportato gravi lesioni, tra cui amputazioni. Secondo una perita, ferite come disidratazione e infezioni sono “comuni e abituali” in traversate di questo tipo, indipendentemente dalla disponibilità di cibo e acqua; ha inoltre ammesso che non è stato effettuato un follow-up medico successivo per i casi di amputazione.
Le richieste della procura e le ipotesi di reato
Gli imputati, come tutti i viaggiatori, sono cittadini di Mali e Senegal. Per ciascuno, la Procura chiede 6 anni per reato contro i diritti dei cittadini stranieri, 4 anni per omicidio colposo e 6 anni e mezzo per lesioni gravi.
In caso di condanna, il Pubblico Ministero sollecita risarcimenti a favore dei tre feriti pari a 5.000, 40.000 e 80.000 euro, importi più elevati nei due casi in cui si sono verificate un’amputazione di una gamba e l’amputazione di più dita.
Le contestazioni delle difese
Le difese denunciano irregolarità nell’identificazione degli imputati da parte degli altri viaggiatori, eseguita tramite fotografie e con modalità di interrogatorio condizionate dall’interpretazione linguistica. Viene inoltre messo in dubbio che i riconoscimenti siano avvenuti quattro giorni dopo lo sbarco al sud di Tenerife, quando i migranti si trovavano nel centro di Las Raíces.
La legale dell’indagato in carcere ha definito “illegale” la sospensione dell’udienza richiesta dal Ministero Pubblico, ritenendo che l’assenza della testimone fosse già nota.
Testimonianze e pagamenti per il viaggio
Nel corso della proiezione delle prove pre-costituite, alcuni testimoni hanno identificato gli imputati come i presunti conduttori dell’imbarcazione, mentre altri sono incorsi in contraddizioni o hanno negato tale ruolo.
Riguardo alle somme versate per intraprendere il viaggio, alcuni hanno dichiarato di aver pagato fino a 2.300 euro, mentre altri non avrebbero corrisposto alcun importo: in un caso, per l’impegno ad asciugare l’acqua in caso di allagamento; in un altro, perché conoscenti degli organizzatori.
Tutti riferiscono di aver saputo che una persona si era gettata in mare, ma solo il cugino del disperso ha affermato di conoscere con certezza quanto accaduto, poiché, a suo dire, l’uomo “ha perso la testa” e non sapeva nuotare, mentre gli altri “lo seppero più tardi perché stavano dormendo”.
I presenti hanno concordato sul fatto che durante la rotta vi fossero cibo e acqua sufficienti, ma nessuna misura di sicurezza a bordo, come giubbotti salvagente o luci di posizione, nonostante si trattasse di un cayuco verso Tenerife.
La ricostruzione del pubblico ministero sulla rotta
Nelle conclusioni provvisorie, il Ministero Pubblico sostiene che i quattro imputati si siano accordati per trasferire in Spagna uomini adulti di origine subsahariana, a bordo di un cayuco partito dall’Africa che si è smarrito nei primi giorni di navigazione. Di conseguenza, l’imbarcazione sarebbe tornata al punto di partenza per poi riprendere la rotta canaria, venendo infine intercettata dopo nove giorni da un’unità della Salvamar, con trasferimento a Los Cristianos.
Agli imputati viene attribuita la gestione della navigazione e della rotta, il mantenimento dell’ordine, la distribuzione degli alimenti e la conduzione di un mezzo ritenuto non idoneo a un tragitto di questo tipo verso le Canarie.
Decesso in ospedale e quadro clinico dei feriti
Sulla base di tali elementi, la Procura li ritiene responsabili del decesso di un occupante, non identificato durante il ricovero all’HUC, a causa di disidratazione, ipotermia, insufficienza multiorgano e grave insufficienza renale.
Tra le conseguenze riportate dai feriti figurano disidratazione severa, infezioni, problemi renali, ulcere, amputazioni sopra il ginocchio e di più dita, oltre a denutrizione e emorragie, un bilancio che conferma la pericolosità del viaggio in cayuco verso Tenerife.
Quadro attuale del procedimento
Il processo proseguirà il 4 novembre con nuove prove e testimonianze. Resta al vaglio del tribunale l’accusa della Procura sull’eventuale morte in mare di un secondo uomo e sulle responsabilità penali e civili dei quattro imputati, in un contesto che riflette la complessità della rotta canaria e dei flussi di migranti a Tenerife.