Il presidente delle Canarie, Fernando Clavijo, ha avvertito a Saragozza che non esclude di ricorrere ai tribunali se la riforma del sistema di finanziamento autonomico avanzata dal Governo centrale finisse per intrecciare il regime economico e fiscale dell’Arcipelago con il modello comune. Dopo una riunione con il presidente aragonese Jorge Azcón e la partecipazione al foro ‘Amigos y Vecinos’ di Heraldo de Aragón, ha ribadito la necessità di un negoziato multilateralmente condiviso tra tutte le comunità del regime comune, richiamando il precedente contenzioso sul riparto dei minori stranieri non accompagnati.

Riforma del sistema di finanziamento autonomico
Clavijo sostiene che la riforma del sistema di finanziamento autonomico debba essere discussa in un foro con tutte le comunità autonome del regime comune. Ha avvertito del rischio di includere il regime economico e fiscale canario all’interno del modello estatal di riparto: “Il maggior pericolo che corre le Canarie in questo momento è che tutto ci indica che vorranno introdurre il regime economico e fiscale all’interno del sistema di finanziamento autonomico e ciò, ha avvertito, andrebbe a detrimento del nostro stato di benessere ed è ovviamente una linea rossa per le Canarie”.
Percorso giudiziario e appello al dialogo
Di fronte a questo scenario, non ha escluso l’azione legale: “Se alla fine, come con i minori, non ci resta altra scelta che citare lo Stato al Supremo e che sia il Supremo, con tre ordinanze, a dire al Governo di Spagna di adempiere ai suoi obblighi, lo faremo”, pur rivendicando “il dialogo e il dibattito politico” e la necessità di “abbassare la tensione”, perché a suo avviso la giustizia è “per altre cose”. In tale quadro, ha rimarcato che qualsiasi passo sulla riforma del sistema di finanziamento autonomico dovrebbe evitare di alimentare lo scontro istituzionale.
Incontro a Saragozza e temi trattati
Nel capoluogo aragonese, oltre alla questione migratoria, i due presidenti hanno trattato il finanziamento delle comunità autonome nel contesto della politica nazionale, le energie rinnovabili e le grandi infrastrutture annunciate in Aragona. Clavijo ha invitato ad attendere la proposta della ministra delle Finanze e vicepresidente prima, María Jesús Montero, per un confronto su un tema “complesso” da affrontare “con calma, serenità e fiducia”, poiché, ha ammonito, “può sfociare in una battaglia giudiziaria che non aiuterebbe in nulla”.
Metodo di negoziato e servizi essenziali
Riguardo al metodo, ha avvertito: “Se il metodo sarà ‘presento una proposta e, parallelamente, cerco i sostegni per farla passare con determinati partiti a detrimento del finanziamento di altri territori’, credo che sarà difficile che vada avanti”. A suo giudizio occorre definire prima “che cosa debba rientrare nello stato del benessere” e garantire livelli equivalenti nei servizi: “La sanità erogata in Aragona deve essere la stessa che si presta nelle Canarie, a Madrid o in Galizia”. Da qui la richiesta di un impianto equo del sistema di finanziamento regionale.
Condizioni economiche e critiche alla gestione statale
Per il presidente insulare, oggi “non ci sono le condizioni” per varare la riforma del sistema di finanziamento autonomico. La macroeconomia “va bene” grazie ai “settori economici forti del Paese”, ma i cittadini non lo percepiscono, anche per i prezzi “schizzati” della casa. Nel foro di Heraldo de Aragón ha definito “irresponsabile” l’atteggiamento del Governo di Spagna per non contenere l’aumento del debito e per operare senza bilanci dal 2023. “Alla fine vedi che la spesa pubblica in Spagna vive di fondi europei e di debito e alla fine qualcuno lo dovrà pagare”, ha avvertito.
Debito, quita e impatto sui servizi
Interpellato sulla quita proposta dal Ministero alle comunità autonome, Clavijo l’ha definita, in linea con il PP, “una mutualizzazione del debito”. Ha ricordato che le Canarie, con poco più del 10%, sono la regione con il livello di debito più basso dello Stato. “Questo alla fine ha avuto un costo sociale, sui servizi pubblici, e ci sarebbe piaciuto poter avere più risorse per la sanità, ma con i criteri di stabilità economica e finanziaria non potevi averle, abbiamo dovuto fare tagli a suo tempo ma altri non l’hanno fatto, si sono indebitati e hanno mantenuto uno stato del benessere indebitato”. Ha aggiunto anche l’effetto penalizzante per chi presentava avanzo: “Ci viene condonato ancora meno debito”. In questo contesto, ha messo numeri al conflitto: “Se ogni canario ha poco più di 670 euro di debito pro capite, perché devono assumersi 500 euro del debito di altre comunità autonome?”. E, calandolo nell’economia familiare, ha spiegato: “Ti puoi indebitare per comprare un’auto, una casa, ma non per mangiare tutti i giorni e per pagare la scuola dei figli, no? Ecco, la Spagna sta vivendo così. Cioè, stiamo finanziando le spese correnti con il debito. E questo va avanti all’infinito e oltre”, ha messo in guardia su una deriva che “ci porterà, senza alcun dubbio, quando smetteranno di arrivare i fondi europei il 31 dicembre 2026, in una recessione che sarà piuttosto traumatica per la popolazione”.
Riflessione politica e rischio di recessione
Il leader di Coalición Canaria ha osservato che “i giovani si disinteressano della politica” e che la società oggi ha “una capacità di digerire e normalizzare cose che sette anni fa erano assolutamente impensabili”, qualcosa che, ha avvertito, “comincia un po’ a spaventare”. Da qui l’appello alla riflessione, “anzitutto, della classe politica, perché siamo noi ad aver voluto giocare a questo e abbiamo generato situazioni assolutamente inedite, perché prima i Governi, se non approvavano un bilancio, dovevano andare a elezioni”.
Quadro generale e prospettive
Clavijo ha fissato come priorità un confronto multilaterale sulla riforma del sistema di finanziamento autonomico, ha tracciato una “linea rossa” sulla tutela del regime economico e fiscale canario e ha lasciato aperta la via giudiziaria se necessario. La richiesta è di una metodologia trasparente e condivisa per il finanziamento delle comunità autonome, di servizi essenziali omogenei e di una gestione del debito che non penalizzi i territori più virtuosi.




