Il dibattito politico in Spagna si infiamma mentre il ministro della Politica Territoriale e della Memoria Democratica, Angel Víctor Torres, lancia una sfida al Partito Popolare . Dopo le recenti accuse mosse da un imprenditore, Torres ha dichiarato che sarebbe pronto a dimettersi se qualcuno del PP potesse dimostrare che ha chiesto tangenti durante la sua carriera politica. Questo episodio mette in evidenza le tensioni politiche in corso e le polemiche che riguardano la leadership e l’integrità dei funzionari pubblici.
Le accuse del PP e la reazione di Torres
In una seduta di controllo al Congresso, il ministro Torres ha affrontato le accuse lanciate dal PP, rispondendo direttamente al deputato Pedro Muñiz Abrines. La sua proposta è stata chiara e diretta: “Se qualcuno di voi è in grado di dimostrare che ho chiesto un solo euro in tangente nel corso della mia carriera politica, allora mi dimetterò.” Torres ha poi continuato, sottolineando che se non fosse stata presentata alcuna prova contro di lui, sarebbe stato il deputato del PP a dover lasciare il suo incarico: “Le accuse senza fondamento non sono accettabili.”
Queste affermazioni sono state fatte dopo che l’imprenditore Victor de Aldama ha rivelato che Koldo García, un ex consigliere del governo, gli avrebbe chiesto 50.000 euro. La tensione è palpabile, con il PP che esige le dimissioni di Torres accusandolo di lasciare le Canarie in una condizione precaria e di essere coinvolto in scandali riguardanti la corruzione.
Le polemiche sul governo e il caso Koldo García
Durante il dibattito, Laura Lima, deputata del PP, ha esortato il ministro a dimettersi, accusandolo di aver tradito i cittadini delle Canarie per motivi personali. “Non prendeteci per stupidi e dimettiti prima che tu venga forzato a farlo, come è accaduto a José Luis Ábalos,” ha detto la deputata. Lima ha posto domande provocatorie a Torres, chiedendo se valesse la pena compromettere l’integrità per 50.000 euro e se avesse effettivamente preso tangenti.
Il PP ha quindi interrogato Torres riguardo a messaggi scambiati tra Koldo García e Ignacio García Tapia, un associato di De Aldama. Si è parlato anche di un messaggio in cui Koldo affermava di aver ricevuto 5 milioni di euro. I deputati hanno messo in discussione la credibilità del ministro, tentando di mettere in luce presunti legami tra lui e i fatti riportati da De Aldama.
La difesa del ministro e le accuse di falsità
In risposta alle affermazioni di De Aldama, Torres ha categoricamente negato tutte le accuse, mettendo in evidenza la confusione nell’identificazione. L’imprenditore, secondo il ministro, ha sbagliato a pronunciare il suo nome, definendolo Víctor Ángel Torres: “Esprime una menzogna patetica, se afferma di conoscermi e non sa nemmeno come mi chiamo,” ha commentato.
Inoltre, Torres ha rivelato che il suo partito, il PSOE, ha intrapreso azioni legali affinché De Aldama dimostri le sue affermazioni o si ritiri. “Le menzogne hanno le gambe corte, non possono passare inosservate e senza conseguenze,” ha avvertito il ministro.
Le scuse del PP e il futuro politico di Torres
Il PP non si è dato per vinto e ha contestato la posizione di Torres, definendolo come un tentativo di minimizzare la gravità delle accuse. Alcuni membri del partito hanno paragonato De Aldama a un “piccolo Nicolás”, sottolineando la sua attività precedente nel vendere mascherine per milioni di euro, insinuando che la sua credibilità fosse in discussione.
In questo contesto di accuse incrociate, il negoziato politico si complica ulteriormente. La reazione di Torres e la sua disponibilità a dimettersi pongono interrogativi sulla stabilità del governo e sul ruolo del PP nella promozione di tali controversie. La scena politica spagnola continua a muoversi nel bel mezzo di scandali, accuse e rivendicazioni di responsabilità, evidenziando l’importanza della trasparenza e della fiducia nella sfera pubblica.