A Santa Cruz de Tenerife e nel resto delle Canarie, la revalorizzazione delle pensioni prevista per il 2026 si attesterà intorno al 2,6%, in linea con l’Indice dei prezzi al consumo (IPC). Per i pensionati di vecchiaia dell’Arcipelago –il gruppo più numeroso– ciò si tradurrà in circa 27 euro in più al mese in 14 mensilità, pari a 378 euro l’anno. Di conseguenza, l’assegno medio di chi ha concluso la vita lavorativa supererà per la prima volta la soglia dei 1.400 euro. Il dato definitivo dipenderà ancora dalla lettura dell’IPC di novembre, ma l’andamento annuale consente già di stimare un aumento delle pensioni in quest’ordine di grandezza.
Aumento del 2,6% legato all’ipc
Il metodo di rivalutazione utilizza la media della variazione interannuale dell’IPC tra dicembre e novembre. Il 2026 sarà il quinto anno in cui la revalorizzazione delle pensioni si calcola con questo criterio. Dal 2022, una norma specifica –la legge di garanzia del potere d’acquisto delle pensioni– ha ancorato gli aumenti al costo della vita, eliminando l’incertezza legata alle decisioni discrezionali dei governi. D’altro canto, anche tra il 2018 e il 2021 gli assegni previdenziali erano già stati adeguati in base all’indice dei prezzi al consumo, pur senza una cornice giuridica stabile.
Poiché la percentuale si applica all’importo individuale, l’incremento non sarà uguale per tutti. Un aspetto rilevante è che i beneficiari possono già iniziare a stimare la cifra precisa che riceveranno con il nuovo adeguamento.
Effetti per i pensionati delle canarie
Nelle Canarie, considerando l’insieme delle pensioni contributive (vecchiaia, invalidità, reversibilità, orfandà e a favore di familiari), l’aumento medio sarà di 23 euro al mese, ossia 322 euro l’anno. Tra i 348.051 pensionati residenti nelle Isole, i più numerosi sono i pensionati di vecchiaia (210.747), che vedranno accreditati circa 27 euro in più per ciascuna delle 14 paghe, pari a 378 euro annui.
Per le 59.300 persone che percepiscono una pensione di invalidità, la crescita stimata è di 23 euro al mese (322 euro all’anno), con una media che si assesterà intorno a 1.219 euro mensili. Questo quadro conferma che l’aumento delle pensioni dipende strettamente dall’importo di partenza della prestazione.
La vedovanza e i nuclei con carichi familiari
La rivalutazione del 2,6% sulle pensioni di reversibilità comporterà un incremento di circa 17 euro al mese, pari a 238 euro all’anno per la prestazione media di questo gruppo. Tuttavia, le persone titolari di questa pensione con carichi familiari accederanno a un incremento superiore all’IPC. Il motivo è la necessità di avvicinare tali assegni –in molti casi inferiori alla soglia di povertà– ai parametri europei, con l’obiettivo di proteggere i nuclei più vulnerabili.
Secondo il XVI rapporto “El Estado de la Pobreza 2025”, in Spagna si considerano sotto la soglia di povertà le pensioni che non raggiungono 827 euro mensili in 14 paghe. Applicando la rivalutazione prevista per il 2026, la media delle pensioni di reversibilità si collocherà a 896 euro, una cifra non lontana da quel riferimento.
Orfani e prestazioni a favore di familiari
Ci sono due gruppi in cui gli importi medi restano al di sotto di tali livelli: le pensioni di orfandà e quelle a favore di familiari. Le prime arriveranno a 506 euro medi dopo la revalorizzazione delle pensioni del 2,6%, con un aumento di 9 euro mensili (126 euro annui). Le seconde guadagneranno 15 euro al mese –210 euro in 14 mensilità–, fissando l’importo medio a 762 euro per le 2.660 persone che le percepiscono.
Come rileva la Rete europea di lotta alla povertà e all’esclusione sociale (EAPN-ES), l’80,3% delle pensioni di orfandà e il 73,3% di quelle a favore di familiari in tutta la Spagna restano sotto la soglia di povertà. In totale, una pensione su tre nel Paese non consente al beneficiario di far fronte ai bisogni essenziali.
Il divario con il resto del paese cresce
L’adeguamento del 2,6% varrà in modo uniforme su scala nazionale, ma l’impatto assoluto sarà diverso. In Spagna la pensione media è pari a 1.313 euro, mentre nelle Canarie è di 1.196 euro. Pertanto, nel resto del Paese la crescita equivale a 26 euro al mese e 364 euro all’anno; nell’Arcipelago si ferma a 23 euro e 322 euro. Ne consegue che la distanza storica tra le pensioni contributive delle Isole e quelle del resto della Spagna non si riduce, anzi aumenta: nel 2025 i pensionati spagnoli percepivano 117 euro annui più degli isolani; nel 2026 il divario atteso salirà a 120 euro.
La principale ragione di questa forbice è legata ai salari medi più bassi nella comunità autonoma, che si traducono in carriere contributive e assegni previdenziali più modesti. È un elemento chiave da considerare quando si analizzano gli effetti dell’aumento delle pensioni agganciato all’IPC.
In sintesi, il 2026 porterà un incremento generalizzato del 2,6% delle pensioni, con effetti differenziati per tipologia di prestazione e un impatto medio nelle Canarie compreso fra 23 e 27 euro al mese. La revalorizzazione delle pensioni assicura il mantenimento del potere d’acquisto, ma il divario con la media nazionale tenderà a crescere, confermando la necessità di monitorare i gruppi più esposti alla vulnerabilità economica.