Isole Canarie

Coalición Canaria denuncia sabbia del Sahara Occidentale nella cementeria Masaveu a Gran Canaria

Nel sud di Gran Canaria, Coalición Canaria accende i riflettori sull’importazione di sabbia del Sahara Occidentale destinata alla cementeria Masaveu di El Pajar, a San Bartolomé de Tirajana. Il partito nazionalista collega i recenti arrivi dal porto di El Aaiún con carenze nei controlli sanitari e doganali del PIF di Puerto del Rosario, chiedendo al Governo di Spagna chiarimenti e trasparenza.

Coalición Canaria denuncia sabbia del Sahara Occidentale nella cementeria Masaveu a Gran Canaria

Allerta di Coalición Canaria

La formazione nazionalista rilancia un tema che intreccia rischio ambientale, opacità amministrativa e sensibilità geopolitica: la possibile importazione di sabbia del Sahara Occidentale da parte di aziende cementiere dell’Arcipelago. Secondo CC Fuerteventura, la principale destinataria nella provincia di Las Palmas sarebbe la cementeria Masaveu di El Pajar, nel comune di San Bartolomé de Tirajana, indicata come approdo abituale dei carichi sbarcati negli ultimi anni.

La richiesta di Pedro San Ginés al Governo

Il senatore di Coalición Canaria, Pedro San Ginés, ha sollecitato l’Esecutivo spagnolo a rispondere alla richiesta di informazioni presentata nell’agosto 2024. Nel documento, CC chiedeva l’elenco dettagliato delle navi che, tra il 2021 e il 2024, hanno scaricato sabbia del Sahara Occidentale nei porti di Arrecife, Puerto del Rosario e La Luz, provenienti da El Aaiún o da altri punti del territorio non autonomo. L’obiettivo era conoscere volumi, provenienza, destinazione finale dei materiali e se fossero stati sottoposti a controlli sanitari o ambientali prima della distribuzione.

Risposta che non arriva e nuovo avviso

Trascorsi quattordici mesi, la risposta ufficiale non è stata ancora fornita. Per questo San Ginés ha registrato una nuova domanda parlamentare scritta al Governo, ribadendo la necessità di trasparenza sulle importazioni e segnalando un rischio sanitario e doganale dovuto alla mancata operatività del PIF di Puerto del Rosario, a Fuerteventura. Secondo la denuncia, la carenza di personale impedisce di verificare materiali provenienti dal continente africano, comprese le tonnellate di sabbia del Sahara Occidentale sbarcate questa settimana dalla nave Dura Bulk, proveniente dal porto sahariano di El Aaiún.

“Lo Stato ha l’obbligo di garantire controlli efficaci in tutti i porti di interesse generale”, avverte San Ginés, ricordando che il PIF di Fuerteventura non dispone ancora di una dotazione adeguata per operare.

Tre piani del problema

Per Coalición Canaria, l’ingresso di sabbia del Sahara Occidentale pone tre criticità simultanee. In primo luogo, un vuoto legale internazionale, poiché il territorio resta sotto supervisione delle Nazioni Unite. In secondo luogo, un rischio sanitario, dato che la sabbia non passerebbe per le necessarie ispezioni fitosanitarie e ambientali. Infine, un impatto economico e reputazionale, coinvolgendo imprese spagnole nello sfruttamento di risorse naturali di un territorio ancora in attesa di decolonizzazione.

Le richieste di CC allo Stato

In questo quadro, CC sollecita il Governo di Spagna a chiarire il ruolo della cementeria Masaveu nella catena di fornitura, a determinare se vi siano violazioni della normativa internazionale e ad attivare i controlli di frontiera necessari nei porti canari. La formazione chiede inoltre di conoscere, in dettaglio, rotte, quantità e destinazioni della sabbia del Sahara Occidentale scaricata nei porti di Arrecife, Puerto del Rosario e La Luz.

Un nodo politico nel rapporto con il Marocco

Il caso dell’“oro grigio del Sahara”, come è stato definito in alcuni ambienti politici e ambientali, aggiunge un ulteriore punto di frizione tra le Isole Canarie e lo Stato. In questo momento, la gestione delle risorse africane e i rapporti con il Marocco tornano al centro del dibattito politico dell’Arcipelago, mentre restano aperte le domande su trasparenza, controlli sanitari e responsabilità nella movimentazione della sabbia del Sahara Occidentale.

Rimangono quindi sul tavolo la richiesta di dati ufficiali sulle importazioni, la verifica dell’operatività del PIF di Puerto del Rosario e l’accertamento del coinvolgimento della cementeria Masaveu, con l’obiettivo di stabilire fatti, conformità normativa e tracciabilità dei materiali provenienti da El Aaiún.