Isole Canarie

Il petrologo Valentín Troll: alle Canarie più probabile un’eruzione a La Palma che a Tenerife

Santa Cruz de Tenerife fa da cornice all’intervento del petrólogo svedese Valentín Troll, in visita per il ciclo «La Torre de las Nubes» all’Espacio CajaCanarias organizzato da Teidelab. L’esperto invita alla cautela: i recenti sciami sismici non implicano un’eruzione a Tenerife a breve, mentre considera più probabile un nuovo episodio in La Palma. Parla del vulcanismo canario, del possibile punto caldo sotto le isole e di come la scienza consenta oggi previsioni più tempestive per la sicurezza della popolazione e delle infrastrutture.

Il petrologo Valentín Troll: alle Canarie più probabile un’eruzione a La Palma che a Tenerife

Chi è Valentín Troll

Troll è un petrólogo con più di 25 anni di esperienza nelle Isole Canarie. La sua relazione con l’Arcipelago risale al dottorato, completato tra il 2000 e il 2001. Oggi lavora alla Università di Uppsala, in Svezia, ma torna regolarmente per studiare le rocce e i processi magmatici locali.

La prima volta che mise piede a Tenerife, racconta, rimase colpito dalla varietà e dalla freschezza dei prodotti eruttivi. «Era un terreno giovane e attivo», ricorda, molto diverso dai distretti vulcanici antichi su cui stava lavorando in Scozia.

Un arcipelago geologicamente unico

Le rocce vulcaniche canarie sono considerate particolari: appartengono a una famiglia rara che rappresenta circa il 4% delle rocce vulcaniche del pianeta. La loro chimica distintiva, paragonabile a quella rilevata a Capo Verde, Azzorre, Hawai‘i o Galápagos, fornisce indizi cruciali sui processi geologici profondi.

Origine profonda e ipotesi del punto caldo

Secondo Troll, il vulcanismo canario sarebbe alimentato da plume profondi: porzioni di mantello calde che risalgono dal profondo della Terra fino a generare un punto caldo. Materie prime di origine antica, modificate nel tempo dalla disintegrazione radioattiva, risalirebbero in modo concentrato, favorendo il vulcanismo insulare.

Il dibattito scientifico sul modello

La teoria del punto caldo che spiega l’origine delle Canarie è, per Troll, supportata da evidenze robuste. Tra gli argomenti principali spicca la chimica delle lave canarie, molto diversa da quella di altri contesti, un segnale che il materiale sorgente proviene da zone molto profonde. Precisa però che ogni modello resta aperto a revisioni, se emergono nuovi dati.

Il caso Lanzarote 1730 e l’allineamento delle eruzioni

Chi critica il modello del punto caldo richiama spesso l’eruzione del 1730 a Lanzarote. Troll risponde che, guardando l’insieme, anche le eruzioni di Tenerife non risultano perfettamente allineate. Osserva inoltre che oltre la metà delle eruzioni documentate alle Canarie è avvenuta a La Palma, il che, a suo giudizio, indica che il fuoco del punto caldo si concentra prevalentemente lì.

Estensione e possibili connessioni regionali

Per l’esperto, il punto caldo canario non è un’area ristretta ma può coprire centinaia di chilometri. La convezione di materiale caldo nel mantello può innescare eruzioni in zone diverse dell’Arcipelago. Troll non ravvisa, al momento, prove convincenti di un collegamento diretto con le montagne dell’Atlante.

L’esperienza sul campo a La Palma 2021

Durante l’eruzione del 2021 a La Palma, Troll ha collaborato con la Universidad de Las Palmas de Gran Canaria (ULPGC) e con il Consejo Superior de Investigaciones Científicas (CSIC) per campionare le lave lungo tutto l’evento. L’attività, intensa e formativa, ha prodotto un registro completo dell’eruzione su cui si continua a lavorare.

Risultati inattesi delle analisi petrologiche

Dalle analisi emerge che la lava iniziale differiva da quella successiva. Ciò suggerisce che il magma si fosse accumulato per anni sotto l’isola prima della rottura. Nella seconda fase, invece, sarebbe entrato in gioco magma più profondo. È stato inoltre confermato che segnali sismici erano già presenti nel 2017, un indizio che la preparazione di un’eruzione può essere identificata con largo anticipo.

Cosa ha insegnato La Palma

Una lezione chiave è la necessità di affidarsi ai segnali precoci di attività vulcanica. Se nel 2017 prevalse la cautela nell’interpretazione dei dati, oggi esiste maggiore fiducia nella possibilità di intercettare gli indizi in tempo e di elaborare prognosi più accurate. Questo è particolarmente rilevante per aree a più alta densità abitativa come Tenerife.

I recenti sciami sismici a Tenerife

Nel contesto degli ultimi anni, a Tenerife sono stati registrati diversi sciami sismici. Troll sottolinea che il Teide e le zone di rift costituiscono un sistema vulcanico attivo, probabilmente con magma, calore, acqua e gas in circolazione. Tuttavia, non vede i presupposti per un’eruzione a Tenerife imminente: i terremoti osservati sono superficiali, a differenza di quelli che precedettero l’evento del 2021 a La Palma. Se i sismi non provengono da profondità maggiori, non c’è evidenza di magma in risalita.

In prospettiva temporale, l’esperto valuta che nel prossimo mezzo secolo sia più plausibile un nuovo episodio a La Palma rispetto a un’eruzione a Tenerife. «È più probabile che accada di nuovo a La Palma».

Perché la normalità sismica non equivale a allarme

Troll collega i movimenti sismici attuali a una condizione «abituale» di un sistema attivo. Di conseguenza, eruzione alle Canarie non significa necessariamente evento imminente a Tenerife. Il messaggio è di vigilanza senza allarmismo, con enfasi sulla lettura congiunta di profondità sismica, deformazione, flussi di gas e variazioni termiche.

Storia eruttiva di Tenerife e rischio atteso

Le eruzioni storiche di Tenerife si sono concentrate nelle zone di rift e non sono state di grande scala. Alcune, come quella che interessò Garachico, provocarono danni materiali, ma non vittime. Anche nel caso di una futura eruzione a Tenerife, i precedenti suggeriscono impatti gestibili sulla sicurezza delle persone.

Il Teide tra esplosività passata e sorveglianza attuale

È vero che il Teide ha un potenziale vulcanismo più esplosivo, ma non si registrano eruzioni esplosive da circa 2.000 anni, dai tempi di Montaña Blanca. L’edificio vulcanico ha anche dato luogo a colate effusive più tranquille, come le Lavas Negras in epoca medievale. Oggi, grazie al monitoraggio sismico e dei gas, eventuali cambiamenti sarebbero individuati settimane o mesi prima.

Vie preferenziali del magma e durata degli eventi

Per ragioni strutturali e topografiche, la lava non “salirebbe” fino alla cima superando oltre 3.000 metri di dislivello. È più verosimile che il magma trovi sbocchi sui fianchi, lungo i rift, dove si concentra la maggior parte della storia eruttiva. In tal caso, si attenderebbero eruzioni di breve durata, dell’ordine di settimane o pochi mesi, con possibili danni materiali localizzati ma senza implicazioni catastrofiche.

Preparazione, sviluppo e vulnerabilità

Dall’inizio del Novecento a oggi, le Canarie sono profondamente cambiate. Pertanto è essenziale prepararsi agli impatti economici e sociali di un’eruzione: anche fenomeni relativamente piccoli possono generare perdite rilevanti in contesti ad alta urbanizzazione e con infrastrutture complesse.

Convivenza con i vulcani

L’eruzione di La Palma ha mostrato che gli effetti si estendono oltre i danni materiali, coinvolgendo turismo e agricoltura. Per Troll, la via maestra è convivere con i vulcani, imparando a conoscerli meglio. Non possiamo modificarli; possiamo solo conoscerli e prepararci.

Un quadro d’insieme per le Canarie

Lo stato attuale indica un sistema vulcanico vigile ma non allarme immediato a Tenerife. La probabilità di una nuova eruzione alle Canarie è distribuita in modo asimmetrico, con La Palma in prima linea secondo l’interpretazione di Troll. La combinazione di sorveglianza multiparametrica, analisi petrologica e memoria storica consente oggi di ridurre l’incertezza e di gestire con maggiore efficacia qualsiasi scenario eruttivo nell’Arcipelago.