La pulizia del Guiniguada, nel tratto più basso che attraversa Las Palmas de Gran Canaria, si è conclusa con la raccolta di 3.400 tonnellate di rifiuti. La maggior parte era sabbia nera vulcanica spinta dalla marea fino alla foce, ma tra i materiali rimossi figurano anche resti di imbarcazioni e bottiglie di plastica. L’intervento ha richiesto un dispiegamento di mezzi e tecniche adattati a un sistema di gallerie caratterizzato da forte umidità.
Quantità e tipologie dei rifiuti
Una quota rilevante dei materiali raccolti consisteva in migliaia di chili di microplastiche mescolate alla sabbia, un fenomeno che ha un impatto devastante sulla biodiversità marina. Sono stati rinvenuti inoltre pneumatici usati come parabordi per barche, cime, funi e attrezzi da pesca; oltre a bottiglie, lattine, sacchetti e frammenti di legno.
Rifiuti portati dal mare
A ciò che il mare trasporta verso la foce —che funge da imbuto— si sommano i rifiuti lasciati da chi accede in modo temerario alle gallerie. L’area è frequentata da persone senza dimora e sono state osservate anche tracce di ruote di moto e biciclette. Tra i materiali recuperati, gli operai hanno trovato perfino un carrello della spesa.
Condizioni operative e mezzi impiegati
Le condizioni di lavoro sono state complesse. Oltre alla forte umidità, la ristrettezza dei tunnel impediva l’uso di macchinari di grandi dimensioni. Di conseguenza, si è optato per veicoli compatti e per la rimozione manuale di parte dei rifiuti, così da procedere con sicurezza all’interno delle volte sotterranee del Guiniguada.
Controllo dei livelli di ossigeno
Per contenere il mare, “si è costruito un muro alla foce per lavorare all’asciutto”, ha spiegato Marcos Salazar, tecnico di Emalsa. D’altro canto, è stato fondamentale tenere conto delle maree, poiché con l’alta marea l’acqua superava la barriera e allagava l’area. Per sicurezza, sono stati utilizzati misuratori per controllare i livelli di ossigeno, metano, acido solfidrico e il limite di esplosività.
Fanghi accumulati e gestione in superficie
Nella zona antistante le bocche dei tunnel è presente una piastra di cemento a cielo aperto sulla quale si erano depositate diverse tonnellate di fanghi, frutto delle scorribande dell’acqua piovana avvenute nell’arco di mezzo secolo. Tra i depositi naturali sono emersi anche resti di salviettine umidificate ed elementi di risulta.
Questa spianata è stata utilizzata per posizionare i macchinari dell’operazione e per asciugare i rifiuti bagnati estratti dall’interno delle gallerie, in modo da poterli trasferire in discarica. La segnalazione di Juan Manuel Rodríguez, residente nel capoluogo, è stata decisiva per l’avvio delle attività di pulizia del Guiniguada.
L’intervento ha permesso di rimuovere un volume significativo di materiali, provenienti sia dal moto ondoso sia da abbandoni incauti, mediante un’azione coordinata che ha unito monitoraggio della sicurezza, mezzi leggeri e lavoro manuale. Restano centrali la gestione delle maree e il controllo degli inquinanti, in un contesto operativo complesso come le volte sotterranee di Las Palmas de Gran Canaria.