Isole Canarie

Manifestazioni a Tenerife: i canari chiedono un cambiamento nel modello turistico

Le Isole Canarie affrontano un conflitto tra turismo di massa e benessere dei residenti, con manifestazioni che denunciano difficoltà economiche e sociali, richiedendo un cambiamento urgente nel modello turistico attuale.

Le Isole Canarie, uno dei più noti paradisi turistici al mondo, si trovano in un momento di forte conflitto tra il turismo di massa e il benessere dei residenti. Il 20 ottobre, migliaia di canari hanno preso parte a una manifestazione che ha messo in luce le difficoltà economiche e sociali che la popolazione sta affrontando a causa dell’attuale modello turistico. Gli organizzatori e i partecipanti della mobilitazione hanno espresso la loro frustrazione attraverso slogan e cartelli, sostenendo che la situazione attuale compromette la qualità della vita dei cittadini locali, ridotti al limite della sopportazione.

Manifestazioni a Tenerife: i canari chiedono un cambiamento nel modello turistico

Il messaggio dei manifestanti

Tra i manifestanti, un partecipante di rilievo, Choinagchen, ha percorso il lungomare di Arona con un abbigliamento fatto di cartoni e un messaggio provocatorio: “Canarie, paradiso per… ladri, ricchi, delinquenti, maneggi, traffici, mafie, turisti.” Questo striscione che affermava la sua protesta non si limitava alle parole, ma era accompagnato da foglie di palma e bandiere amazigh, uno simbolo culturale che reinterpreta l’appartenenza geopolitica e storica delle Isole Canarie al nord Africa, identificando l’arcipelago come parte della regione di Tamazgha, che si estende fino all’oasi di Siwa in Egitto.

La necessità di un cambiamento

Choinagchen ha sottolineato l’urgenza di una manifestazione simile a quella del 20 aprile, evidenziando come i cittadini stiano cominciando a rendersi conto delle ripercussioni dirette sulla loro vita quotidiana. “Le persone stanno vedendo come i prezzi aumentano; devono alzarsi due ore prima per andare al lavoro e altre due per tornare a casa,” ha dichiarato. In questo contesto, ha criticato la governance delle Isole Canarie, esprimendo la sua indignazione verso i leader politici, definiti “caciques” che da oltre 40 anni non fanno altro che perpetuare lo stesso, insostenibile modello turistico. “Viviamo in condizioni sempre più precarie e ci ritroviamo a dover affrontare la sporcizia nella quale ci trovano abbandonati,” ha aggiunto.

Un parallelo con il passato

Choinagchen ha poi richiamato l’attenzione sul fatto che le soluzioni proposte per affrontare queste problematiche non sono cambiate negli ultimi cinquant’anni. “L’unico modo per fermare questa situazione è attraverso la volontà popolare. E non importa quale colore politico ci sia: sono stati tutti al potere,” ha commentato, riferendosi alla classe dirigente attuale. Le sue parole hanno risuonato come un appello alla coscienza collettiva del popolo canario, che deve prendere atto della propria posizione e agire.

La storia familiare e il futuro dei canari

Choinagchen ha condiviso anche la storia della sua famiglia come simbolo dell’emigrazione che ha colpito le Canarie. “Mio nonno partì con una valigia per Avana, mio padre decise di andare in Venezuela. Io sono rimasto qui a raccogliere valigie e gente senza bagagli. Ora i miei figli si preparano a fare le valigie, perché è questo ciò che sembra essere il loro destino,” ha dichiarato con un tono di rassegnazione e preoccupazione. La sua testimonianza rappresenta il timore di una nuova ondata di emigrazione, a meno che il popolo canario non si svegli per lottare contro l’inevitabilità di una storia che rischia di ripetersi.