Il recente licenziamento del capo della sicurezza della Distribuidora Marítima Petrogás ha scatenato polemiche e discussioni. Questo episodio, avvenuto il 2 luglio, è stato formalizzato attraverso un dossier disciplinare di ben 179 pagine, che accusa il dirigente di aver utilizzato i dispositivi aziendali per accedere a siti “non autorizzati”, in particolare siti pornografici, ritenuti dalla compagnia una minaccia alla sicurezza dei sistemi informatici. La vicenda ha suscitato l’interesse dei media e della comunità locale, poiché solleva interrogativi sul rapporto tra sicurezza lavorativa e pratiche aziendali.
Dettagli del licenziamento: accuse e difesa
Per contestare il licenziamento, Rodrigo Perdomo, nome fittizio usato per proteggere l’identità del capo sicurezza, ha avuto solo 72 ore naturali, coincidenti con un weekend, per presentare le sue difese, una tempistica che molti giudicano insufficiente. Il 12 giugno, giorno in cui è stato avvisato del procedimento disciplinare, Petrogás ha diffuso un nuovo Accordo di Empresa che introdurrebbe nuove violazioni, tra cui quella di utilizzare i mezzi aziendali per scopi personali, specificando l’accesso a internet per visitare siti esterni.
Questa mossa è stata interpretata dalla difesa come un tentativo di giustificare il licenziamento in modo retroattivo. Secondo le argomentazioni legali, la nuova normativa violerebbe i diritti fondamentali di Perdomo, garantendogli che nessuno possa essere sanzionato per azioni che, al momento della violazione, non erano considerate reati o infrazioni secondo la legge. Inoltre, la difesa ha sottolineato che l’accesso a contenuti pornografici da parte di Perdomo non sarebbe stato volontario, ma piuttosto il risultato di un’infezione da malware sui dispositivi aziendali.
Le motivazioni dietro il licenziamento
La difesa di Perdomo ha sottolineato che le ragioni addotte da Petrogás per il suo licenziamento sono inconsistente e destituite di fondamento. Il dirigente, infatti, sostiene di essere stato allontanato per le sue segnalazioni su problematiche di sicurezza legate alla politica di subappalto adottata dall’azienda. Negli ultimi anni, Petrogás ha ridotto il personale spagnolo, preferendo assumere lavoratori provenienti da Paesi come Sri Lanka, Ucraina e Georgia, che avrebbero competenze più basse in materia di sicurezza.
L’udienza alla quale Perdomo ha partecipato, pochi giorni prima dell’apertura del procedimento disciplinare, ha portato alla pubblica denuncia delle carenze nella gestione delle equipaggi da parte dell’agenzia di subappalto AMAZSA. Dopo quella riunione, gli alti dirigenti di DISA in Cafcripciones hanno manifestato approvazione verso l’idea di limitare l’uso di AMAZSA, e reintegrare nel personale esperti spagnoli, ma solo un mese dopo, Perdomo si è ritrovato senza lavoro.
Petrogás e il trasferimento verso Madeira
Il fenomeno del subappalto ha avuto conseguenze dirette, come dimostrato dai numerosi licenziamenti presso Petrogás e l’aumento della pratica di trasferire i battelli sotto bandiera di Madeira. Nello scorso anno, la compagnia ha avviato il licenziamento di 40 lavoratori, continuando così una tendenza in atto dal 2022. Dopo i primi licenziamenti, ci sono stati cambiamenti significativi nella flotta: due navi hanno cambiato bandiera a favore di Madeira, una scelta compiuta in risposta a condizioni favorevoli che quella regione offre.
Il cambiamento di bandiera verso Madeira ha reso possibile assumere più lavoratori non europei per i natanti, un vantaggio che molti armatori spagnoli hanno colto, contribuendo a un’ulteriore erosione del personale locale. Nel 2023, anche un terzo vascello di Petrogás ha effettuato la stessa mossa, dimostrando la continua tendenza a sottrarsi al controllo del Registro Speciale di Barche e Imprese Navali delle Isole Canarie, ovvero il Rebeca.
Un problema sistemico: la fuga dal registro delle Canarie
La migrazione di navi e personale dal Rebeca è diventata un problema di rilevanza nazionale, che ha destato preoccupazione e attenzione anche in Parlamento. Negli ultimi anni, decine di imbarcazioni hanno lasciato il registro, portando a migliaia di licenziamenti. Nel mese di aprile, il Congresso dei Deputati ha approvato una Proposta Non di Legge che chiede al Governo di rivedere le condizioni per le navi iscritte al Rebeca, al fine di garantire la competitività.
Da diversi mesi, il Parlamento delle Canarie discute della necessità di riformare il regime fiscale speciale per migliorare la situazione. La capacità del Rebeca di attrarre compagnie marittime sta sorgendo come un tema cruciale, considerando che, nel caso della flessibilità richiesta, potrebbero tornare sotto bandiera canaria circa 35 navi commerciali. Con esse, ci sarebbero anche la possibilità di recuperare circa 1.200 posti di lavoro diretti.