Isole Canarie

Processo per omicidio a Las Palmas: richiesta di 15 anni di carcere per il nipote accusato

Il processo per omicidio di Sean Duance C.R., accusato di aver ucciso la zia Carmen Correa, evidenzia tensioni familiari e le difficoltà legate alla sindrome del caregiver. La procura chiede 15 anni di pena.

Il drammatico processo per omicidio che coinvolge Sean Duance C.R., accusato di aver ucciso la zia Carmen Correa, si è svolto nei giorni scorsi presso l’Audiencia di Las Palmas. L’udienza ha messo in luce i profondi legami familiari e le circostanze tragiche che hanno portato a questo crimine, avvenuto nel marzo 2023. Le autorità hanno chiesto una condanna severa, che riflette la gravità del reato e le sue implicazioni legali e umane.

Processo per omicidio a Las Palmas: richiesta di 15 anni di carcere per il nipote accusato

I fatti dell’omicidio: una tragedia familiare

Il 20 marzo 2023, la città di Pedro Hidalgo è stata teatro di un crimine che ha scosso l’intera comunità. Sean Duance C.R. ha riconosciuto di aver colpito a morte la zia, 84enne, con tre coltellate, in un momento di estrema tensione. Il responsabile dell’omicidio, che prestava assistenza alla zia, ha mostrato segni di rimorso immediato, ammettendo le proprie colpe sin dall’inizio. La difesa ha presentato la questione del “sindrome del caregiver“, evidenziando le difficoltà emotive e psicologiche che si possono manifestare in situazioni di stress prolungato, soprattutto in contesti di assistenza ad anziani. Le audizioni hanno rivelato profondi contrasti tra le accuse e la difesa, sollevando interrogativi su cosa possa aver realmente scatenato la violenza.

La posizione della procura e della difesa

Durante il processo, il pubblico ministero, Cecilia Acebal, ha sollecitato una pena esemplare di 15 anni, sostenendo che non ci sono le condizioni per considerare attenuanti come l’obcecazione. Secondo l’accusa, l’azione di Sean era il risultato di un impulso violento inaccettabile, e le circostanze di stress dovute al “sindrome del caregiver” non giustificherebbero una riduzione della pena. La difesa, rappresentata dall’avvocato Mónica Sánchez, ha invece chiesto che sia riconosciuto un trattamento più clemente, sottolineando che il suo cliente non sarebbe stato in grado di controllare i propri impulsi al momento del crimine.

L’analisi delle testimonianze ha portato alla luce ulteriori dettagli: i medici legali hanno confermato che la causa della morte è stata un shock ipovolemico dovuto alle stab wounds, mentre la testimonianza di una badante ha rivelato che solo Sean e sua moglie prestavano assistenza alla vittima. Questi elementi si sommano alla complessità del caso, sollevando questioni sulle dinamiche familiari e sulle pressioni psico-emotive.

Risvolti e testimonianze: un quadro complesso

Il dibattimento ha messo in evidenza la vita quotidiana della vittima, Carmen Correa, e il legame affettivo tra lei e il nipote. Testimonianze chiave, come quella di una badante che frequentava la casa di Carmen, hanno dipinto un quadro chiaro della solitudine e dell’isolamento vissuti dalla vittima, nonostante la presenza del nipote. Quest’ultima ha anche riferito di aver avvertito il crimine alla polizia dopo aver trovato il corpo della zia, rinforzando la gravità della situazione. Un altro aspetto significativo emerso durante il processo è stata la confessione del segnale di allerta lanciato da Sean, che avrebbe ripetuto due volte: “Non aguanté más.” Questa dichiarazione, insieme alla sua retorica di impotenza, mette in evidenza il conflitto interno e le emozioni contrastanti che hanno preceduto l’atto violento.

La nipote che sta portando avanti l’accusa ha espresso il suo dolore per la perdita, rimarcando la relazione affettiva che la legava alla zia, ma ha anche espresso scetticismo riguardo la narrazione del nipote. La testimonianza ha rivelato che, nonostante visitasse la zia di tanto in tanto, non notava mai la presenza di altri membri della famiglia, creando un alone di mistero attorno alla vita quotidiana della vittima e alle sue relazioni familiari.

L’impressionante complessità del caso ha portato a una riflessione profonda sulle relazioni familiari, il ruolo dell’assistenza e le difficoltà emotive che possono derivare da una situazione così gravosa. Le dinamiche sociali e familiari, unite alle pressioni esterne legate alla vita quotidiana della vittima e del suo assistente, avranno un ruolo cruciale nella decisione finale del giurato.