A Santa Cruz de Tenerife cresce la preoccupazione per le persone senza dimora. Sei associazioni di residenti della zona centrale e dei dintorni denunciano “situazioni di rischio” nello spazio pubblico e avvertono che i bambini vanno a scuola “essendo testimoni di scene improprie per la loro età”. Chiedono al Governo delle Canarie, al Cabildo e agli altri comuni di assumersi la loro parte, soprattutto per i più di 220 cittadini con patologie mentali che dormono in strada in città, di cui 36 sono “casi gravi” e 13 presentano una situazione “molto critica”. L’amministrazione locale afferma di non poter sostenere da sola il peso di questo fenomeno.

Allarme dei residenti
Le associazioni di vicinato La Arboleda, Residencial Anaga, El Perenquén, Las Ramblas, La Ninfa-Ifara e La Muralla sostengono che Santa Cruz de Tenerife non può continuare a farsi carico in solitaria della gestione dei senzatetto. A loro avviso, queste persone necessitano di un’assistenza dignitosa e calibrata sui loro bisogni, che le amministrazioni competenti non stanno garantendo. Nel frattempo, la convivenza si deteriora in vari quartieri della capitale.
“Questa situazione non è giusta per nessuno. Né per chi ha bisogno di aiuto urgente e non lo riceve, né per chi ha diritto a vivere in una città sicura e dignitosa”, affermano i collettivi in un comunicato.
Dati e responsabilità istituzionali
Secondo le stesse associazioni, dall’inizio dell’anno il Comune ha assistito 732 persone senza dimora, oltre il 30% delle quali presenta patologie mentali. Più della metà degli utenti proviene da altri comuni dell’Isola. “E cosa fanno le altre amministrazioni rispetto a questi cittadini? Niente, o peggio ancora, dirottarli a Santa Cruz”, denunciano.
I gruppi di residenti criticano i dirottamenti informali verso la capitale, pratica che dicono sia stata confermata dal sindaco José Manuel Bermúdez. Il primo cittadino ha insistito sulla necessità di una soluzione condivisa e ha minacciato di rivolgersi ai tribunali se le altre amministrazioni “non svolge il proprio lavoro”.
Questione giudiziaria
“Senza coordinamento, senza un bilancio condiviso, senza assumere la propria parte di responsabilità. Santa Cruz sta assorbendo un volume di senza dimora derivato da altri comuni, facendosi carico di una responsabilità e di un costo che dovrebbero essere condivisi da tutti. Il Governo canario e il Cabildo non assumono neppure le proprie competenze. E poi c’è il problema giudiziario: i giudici considerano che queste persone, nonostante la loro patologia mentale, possano prendere decisioni corrette. Il risultato è che non si può intervenire, anche se è evidente che hanno bisogno di aiuto urgente”, spiegano le sei associazioni.
Richieste delle associazioni
Le organizzazioni di quartiere sollecitano il resto delle amministrazioni a mettere risorse e ad assumersi, una volta per tutte, la loro responsabilità. Riguardo al Comune di Santa Cruz, chiedono ai leader municipali e a tutti i partiti di rimanere “uniti su questo tema così sensibile”.
“Devono agire in modo responsabile e senza fare politica. Che lavorino insieme, al di sopra di sigle e colori, a beneficio del cittadino. Questo non è il momento per rendite politiche né per scontri interni. È il momento di unità, azione e impegno reale”, concludono.
Convivenza e impatto sulla città
Le segnalazioni raccolte dai vicini includono episodi percepiti come rischiosi in vie, piazze e aree scolastiche. Di conseguenza, i residenti insistono su interventi coordinati che tutelino la sicurezza e la dignità di tutti, dalle persone senza dimora ai nuclei familiari. Inoltre, chiedono che ogni comune assista i propri casi, riducendo la pressione su Santa Cruz de Tenerife e migliorando il funzionamento dei servizi.
Riepilogo dei fatti
A Santa Cruz si registra un aumento di persone senza dimora con bisogni complessi, spesso legati alla salute mentale. Sei associazioni di residenti denunciano “situazioni di rischio”, ricordano che il Comune ha seguito 732 casi nel 2025 e che oltre la metà proviene da altri municipi. Chiamano Governo regionale, Cabildo e consistori a condividere oneri e competenze, mentre il sindaco valuta il ricorso ai tribunali. La richiesta centrale resta un sistema coordinato e risorse adeguate per garantire una città sicura e dignitosa e un’assistenza efficace alle persone più vulnerabili.




