Nelle acque tra La Palma, Tenerife e Gran Canaria si consuma il mistero del Valbanera, il “Titanic canario” partito verso Cuba nell’estate del 1919. Il vapore fece scalo nelle isole con centinaia di emigranti a bordo: 577 canari intrapresero un viaggio senza ritorno. Pochi giorni dopo, un uragano travolse la rotta per Santiago de Cuba e L’Avana, lasciando dietro di sé solo domande e una delle peggiori tragedie marittime della storia delle Canarie.
La traversata senza sopravvissuti
Del suo epilogo si sa poco. Il 10 settembre 1919 la tempesta colpì il piroscafo e nessuno dei 488 passeggeri che erano rimasti a bordo riuscì a salvarsi. Più di 200 erano emigranti canari diretti a Cuba in cerca di opportunità. Il giornalista e storico Juan Carlos Díaz Lorenzo inserisce la tragedia nel flusso migratorio dell’epoca: “Non tutti gli indianos tornarono con fortuna; molti lottarono per sopravvivere e non poterono mai rientrare”. Un quadro che rende ancora più drammatico il naufragio del Valbanera.
Tra le vicende personali spicca quella del suo prozio, Antonio Hernández de Paz, originario di Fuencaliente (La Palma), imbarcato a 18 anni. “Il viaggio era scomodo e l’affollamento insopportabile, così lui e altri 19 compaesani decisero di sbarcare a Santiago de Cuba e proseguire in treno verso Cabaiguán e Zaza del Medio, dove sarebbero andati a lavorare nelle piantagioni di tabacco”, racconta Díaz Lorenzo.
A Fuencaliente, la famiglia temette il peggio alla notizia del disastro. “Appena seppe dell’accaduto, mio prozio inviò un telegramma per avvisare che era vivo”, ricorda. Quel ragazzo che scampò al destino del Valbanera visse fino a 94 anni.
Presentimenti attorno al Valbanera
Il fatto che 742 passeggeri avessero deciso di scendere prima dell’ultimo tratto ha alimentato, col tempo, molte teorie. Lo scrittore e politico Juan Manuel García Ramos, nipote di uno dei passeggeri, afferma che il nonno aveva una “intuizione speciale” nel leggere il cielo. “Mi raccontava che, arrivato a Santiago de Cuba, non gli piacquero i cieli atlantici né quelli dei Caraibi. Quel cattivo presentimento lo portò a sbarcare da una nave che ritenne maledetta”.
Il Valbanera è stato citato anche in racconti di Ernest Hemingway e in numerose leggende popolari: storie di castighi divini o anime in pena che chiedevano aiuto in mare. “A volte mi chiedo se mio nonno abbia davvero percepito la formazione dell’uragano”, riflette García Ramos, un secolo dopo il disastro.
Un piroscafo moderno per la sua epoca
Il cronista ufficiale di Santa Cruz de Tenerife, José Manuel Ledesma, ha ricostruito nel dettaglio la storia del bastimento. Il Valbanera fu costruito nel 1906 ai cantieri Coneel & Co di Glasgow per la Naviera Pinillos Izquierdo. Misurava 121,9 metri di lunghezza, 14,6 di larghezza e 6,5 di pescaggio, ed era spinto da due macchine a triplice espansione, capaci di portarlo a 12 nodi.
Al comando c’era il capitano Ramón Martín Cordero, 34 anni, con un equipaggio di 88 persone. Nell’estate del 1919 la nave fece scalo a Santa Cruz de La Palma e a Las Palmas de Gran Canaria, annunciando poi il passaggio per Santa Cruz de Tenerife con destinazione Santiago de Cuba e L’Avana.
A bordo, la differenza di classe era netta: i biglietti variavano da 1.250 pesetas in prima classe a 75 pesetas in classe emigranti, dove si dormiva stipati in cuccette metalliche. Molti canari portavano con sé gofio, fichi secchi e pesce essiccato per affrontare la traversata.
Ledesma smentisce anche diversi miti: il capitano non era consapevole dell’uragano che si stava formando nel Golfo, poiché non esistevano previsioni meteorologiche affidabili; inoltre, appena dodici giorni prima del viaggio, il piroscafo era stato controllato e dichiarato in perfette condizioni di navigabilità. Un aspetto rilevante è che nulla, sulla carta, lasciava presagire il destino del Valbanera.
Tra numeri, presentimenti e memorie familiari, il racconto del “Titanic canario” resta scolpito nella storia dell’Atlantico. Le 488 vite perdute, i 742 passeggeri che scesero in tempo e le tracce tecniche di una nave moderna per la sua epoca compongono il perimetro di un enigma che continua a circondare il naufragio del Valbanera nelle acque delle Canarie.