Isole Canarie

Accuse di ipocrisia tra la presidente del Cabildo di Tenerife e il Partito Socialista

La presidente del Cabildo di Tenerife, Rosa Dávila, accusa il Partito Socialista di ipocrisia sulla gestione migratoria, evidenziando la crisi dei minori non accompagnati nelle Canarie e le disparità europee.

L’attuale situazione migratoria sulle isole Canarie suscita preoccupazioni crescenti, con un numero esponenziale di minori senza accompagnamento che affollano l’arcipelago. Rosa Dávila, presidente del Cabildo di Tenerife, ha espresso le sue lamentele nei confronti del Partito Socialista, accusandolo di ipocrisia per le sue recenti richieste di modifica della sua posizione sul modello di gestione migratoria voluto dal governo Meloni. Questo articolo analizza le dichiarazioni di Dávila e le implicazioni della sua posizione sulla crisi migratoria nell’area.

Accuse di ipocrisia tra la presidente del Cabildo di Tenerife e il Partito Socialista

Accuse di ipocrisia del Partito Socialista

In una conferenza stampa tenutasi venerdì, Rosa Dávila ha affrontato le critiche ricevute dal Partito Socialista riguardo la sua difesa del modello Meloni in ambito migratorio. La presidente ha sottolineato come il PSOE abbia in passato sostenuto, in sede europea, un patto migratorio che promuove l’esternalizzazione delle frontiere europee, nota pratica che suggestiona la questione migratoria rimandando il problema a paesi terzi.

Secondo Dávila, il Partito Socialista non ha motivo di criticare le sue posizioni, dato che è stato proprio il partito stesso, insieme al Partito Popolare, a votare a favore di questa proposta in Europa. Questa mancanza di coerenza da parte del PSOE è stata etichettata come ipocrisia, evidenziando che la gestione della crisi migratoria non dovrebbe basarsi su argomentazioni politiche temporanee, ma su principi di uguaglianza e giustizia.

La situazione delle Canarie e la vulnerabilità dei minori migranti

Durante la sua dichiarazione, Dávila ha anche sottolineato che le Canarie sono state trattate come un paese terzo a causa della loro posizione geografica isolata, risultando in un accumulo di oltre 6.000 minori migranti che vivono in condizioni di vulnerabilità. Questa situazione dimostra una chiara disparità nel modo in cui le diverse nazioni europee gestiscono la questione migratoria, un argomento che Dávila ha enfatizzato richiamando l’attenzione sul fatto che paesi come l’Albania ospitano un numero significativamente ridotto di migranti.

La presidente ha lanciato un appello a una gestione più equa e strutturata della crisi, portando alla luce le ingiustizie e gli squilibri che caratterizzano le politiche europee nei confronti delle isole Canarie. Dávila ha dichiarato: “Ci hanno trattato da subito come un paese terzo”, mettendo in risalto le difficoltà a cui l’arcipelago è costretto ad affrontare da solo.

La rotta migratoria più mortale d’Europa

Un’altra statistica allarmante ha riguardato la rotta migratoria canaria, che Dávila ha definito la più mortale verso l’Europa. Migliaia di persone sentono di non avere altra scelta se non quella di rischiare le proprie vite per fuggire dalla povertà e dai conflitti nei loro paesi d’origine. Le organizzazioni non governative e i dirigenti locali hanno ripetutamente richiamato l’attenzione sulla necessità di attenuare le sofferenze dei migranti e di modificare radicalmente le politiche attuali.

La presidente ha esclamato che l’Unione Europea deve smettere di considerare le Canarie come un centro di trattenimento e che è cruciale porre fine all’overcrowding dei migranti nelle isole. Secondo Dávila, un cambiamento radicale è necessario per onorare le responsabilità umanitarie ed etiche verso coloro che cercano sicurezza e opportunità in Europa.

La situazione delle Canarie continua a rimanere un tema scottante, richiedendo un’attenzione significativa da parte delle istituzioni europee e un dialogo costruttivo affinché venga emesso un piano d’azione efficace per gestire la crisi migratoria in corso.