L’ospitalità è un valore universale, cruciale per il buon convivio nelle comunità di tutto il mondo. Nelle Canarie, questa virtù si manifesta in modi storici e linguistici, evidenziando l’importanza di accogliere il visitatore, specialmente nelle società che, attraverso una costante interazione, hanno saputo costruire una tradizione di caloroso benvenuto. L’analisi di alcune espressioni locali, frutto di una storia di accoglienza, ci offre uno spaccato della cultura canaria così come delle sue radici aborigene.
L’ospitalità come valore culturale
Nei posti di passaggio, come le Canarie, l’accoglienza del forestiero è spesso considerata un principio fondamentale di coesistenza pacifica. In particolare, in contesti storici, è evidente come la pratica di ospitare i visitatori rivesta un’importanza sociale e culturale di notevole valore. Le società che sviluppano forme di ospitalità tendono a prosperare, mentre quelle caratterizzate dalla mancanza di accoglienza possono incorrere in conflitti.
Il calore dell’accoglienza è testimoniato da frasi e saluti che si tramandano nel tempo e che rappresentano il modo in cui una comunità si relaziona con i propri visitatori. Soprattutto nelle culture insulari, come quella delle Canarie, queste pratiche di saluto diventano simboli di una cultura attenta al benessere degli altri. Un esempio emblematico si trova nell’uso di espressioni derivanti dalle lingue guanches, i dialetti dei popoli aborigeni dell’arcipelago canario, che racchiudono un significato profondo di ospitalità.
Tamaragua e Sansofi: le parole del benvenuto
Uno dei saluti tradizionali delle Canarie è “Tamaragua”, che, sebbene oggi venga utilizzato principalmente come nome proprio o toponimo, è storicamente considerato equivalente a “buongiorno”. Questo saluto è documentato nell’opera di Tomás Arias Marín de Cubas, un testo fondamentale del XVII secolo, dove si afferma che, entrando in abitazioni o caverne, i nativi esprimevano il benvenuto con “Tamaragua”, a cui seguiva la risposta “Sansofí”, traducibile come “qui viene l’ospite” o “benvenuto”.
Queste espressioni non solo indicano un orientamento verso l’accoglienza, ma rappresentano anche un legame con la storia e la cultura dei popoli originari. Significativo è il fatto che il termine “Sansofí” viene utilizzato per rafforzare il concetto di ospitalità, confermando il primato del visitatore e sottolineando l’importanza della comunità nel rendere ogni arrivo una celebrazione.
L’analisi etnologica di Wölfel
Le affermazioni di Marín de Cubas sono state ulteriormente analizzate da Dominik Josef Wölfel, un etnologo e storico austriaco che ha pubblicato “Monumenta Linguae Canariae” nel 1965. Wölfel ha proposto che Marín de Cubas potrebbe aver confuso i significati dei due termini saluti. L’interpretazione di Wölfel suggerisce che “Tamaragua” potrebbe essere collegata a una forma di benvenuto, a causa della sua affinità fonetica con “maragá,” un termine che è stato anch’esso ripreso da Leonardo Torriani.
In questo contesto, “Sansofí” viene identificato con varie parole nella lingua berbera che si riferiscono al “giorno”. Tuttavia, Wölfel riconosce che non esiste una traduzione chiaramente univoca a causa delle varie derivazioni subite nel tempo. Ciò che rimane chiaro è la potenza di queste espressioni nel creare una continua celebrazione della cultura aborigena, sottolineando il valore dell’ospitalità.
Un’eredità culturale da preservare
L’uso delle espressioni “Tamaragua” e “Sansofí” è più di una semplice formalità. Ogni pronuncia di queste parole rappresenta un tributo alla cultura aborigena delle Canarie e assicura che l’eredità della loro ospitalità non venga dimenticata. Queste frasi testimoniano una tradizione di buone maniere che risale a generazioni passate, conferendo importanza alla sfera sociale e culturale dell’arcipelago.
Il mantenimento di tali pratiche linguistiche è un modo per celebrare l’identità culturale delle Canarie e per onorare la memoria di un popolo conosciuto per il suo spirito di accoglienza. Le cerimonie, i festival e i progetti culturali moderni continuano a mantenere viva la tradizione, attualizzando il significato di una frase che è ormai parte integrante dell’eredità culturale delle isole. Nel pronunciare questi saluti, non solo si accolgono i visitatori, ma si riscopre e si riafferma anche un modo di vivere che valorizza la comunità e l’incontro tra le culture.