Isole Canarie

Rifiutato il progetto di una pianta di regasificazione a Gran Canaria: le implicazioni per l’isola

Il Cabildo di Gran Canaria si oppone alla pianta di regasificazione proposta da Totisa Holdings, evidenziando rischi ambientali e un’incompatibilità con gli obiettivi di transizione energetica dell’isola.

Il presidente del Cabildo di Gran Canaria, Antonio Morales, insieme al consigliere per l’Ambiente, Clima, Energia e Conoscenza, Raúl García Brink, ha manifestato un fermo dissenso riguardo all’installazione di una pianta di regasificazione del gas naturale nel Porto di Las Palmas. Durante un incontro con gruppi ecologisti e cittadini, Morales ha sottolineato come questo progetto di Totisa Holdings rappresenterebbe un arretramento per gli obiettivi di transizione energetica promossi dal Cabildo per l’isola.

Rifiutato il progetto di una pianta di regasificazione a Gran Canaria: le implicazioni per l'isola

Dettagli del progetto di Totisa Holdings

Il piano presentato da Totisa Holdings prevede la creazione di una pianta di stoccaggio e regasificazione di gas naturale liquefatto , affiancata da una centrale elettrica da 70 MW destinata a fornire energia al porto e alle navi ormeggiate. Nonostante le intenzioni dell’azienda, le associazioni ecologiste e i cittadini dissentono fortemente, avvertendo che questa infrastruttura genererebbe un impatto ambientale significativo, comportando rischi per la salute pubblica. La costruzione della pianta di regasificazione potrebbe aumentare in modo considerevole l’inquinamento nella zona, con conseguenze dirette sulla qualità dell’aria e sulla sicurezza dei residenti e dei lavoratori del porto.

Rischi ambientali evidenziati

Il Consiglio Insulare dell’Energia di Gran Canaria ha pubblicato tre rapporti tecnici che supportano la posizione negativa del Cabildo. Questi studi evidenziano che, sebbene ci sia una richiesta di GNL nel porto per rispettare le normative internazionali, l’installazione di una centrale di combustibili fossili non è solo superflua, ma contraria agli obiettivi di emissioni zero. Secondo il CIEGC, l’impianto porterebbe a un incremento drammatico delle emissioni di CO₂, passando da 25.884 tonnellate annuali a 304.780 tonnellate, ampliando le attuali emissioni di 12 volte e togliendo spazio a tecnologie già integrate nelle politiche energetiche dell’isola. Il Cabildo ha messo in evidenza questo punto, definendo il progetto come un rischio per il progresso delle energie rinnovabili a Gran Canaria.

Proposte di energie alternative

In risposta al progetto di Totisa, il CIEGC suggerisce l’uso della rete elettrica esistente per alimentare le navi ormeggiate, una soluzione che contribuirebbe a ridurre le emissioni senza la necessità di erigere nuove strutture a combustibili fossili. Inoltre, si rileva che solo il 6% dell’energia generate sarebbe effettivamente utilizzata per il ‘cold ironing’, mentre il restante 94% verrebbe immesso nella rete per la vendita commerciale. Questo squilibrio indica che la priorità del progetto di Totisa è la commercializzazione dell’energia piuttosto che la riduzione dell’impatto ambientale delle operazioni portuali.

Considerazioni sulle fughe di metano

Il CIEGC ha inoltre sottolineato i potenziali rischi ambientali associati alle fughe di metano nel corso dei processi di generazione e regasificazione, un problema che vanificherebbe ogni beneficio ambientale del progetto. In aggiunta, nel terzo rapporto viene messa in discussione la fattibilità dell’approvvigionamento elettrico proposto da Totisa, evidenziando come un’inadeguatezza delle linee di distribuzione attuali potrebbe compromettere l’efficacia del ‘cold ironing’, rivelando così inconsistente vulnerabilità nel piano presentato.

Il Cabildo di Gran Canaria continua a mantenere una posizione compatta e ferma nella salvaguardia dell’ambiente e nel perseguimento di una transizione energetica sostenibile, opponendosi a qualsiasi progetto che preveda un incremento delle emissioni di gas serra, tutelando così le generazioni attuali e future dell’isola.